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Cenni Storici

11 Lug 2016 Letto 24956 volte

Nell'incomparabile scenario di verde e di fiori, adagiato nella Valle dell'Irno, guardato dai contrafforti dei giganteschi dirupi di calcare stratificato dei Monti Picentini, Fisciano potrebbe derivare dal greco fiusa, generatore di aria salubre o dal latino "fiscus ad Janum, di età romana, luogo per conservare il fiscus, cioè il denaro raccolto nel tempio di Giano.

Quanto ai primi abitanti della zona, sono due le ipotesi più accreditate. La prima si rifà  a Virgilio (Eneide Libro VII), che dice che i primi ad insediarsi furono i Sarrastri, futuri fondatori di Sarno. La seconda, ritenuta più credibile, considera i Sarrastri un popolo mitico, in quanto il primo popolo storico ad insediarsi è stato quello degli Osci (Osci significa quelli che lavorano la terra). Ritrovamenti di una tomba a camera del VII - VI secalo a.C, (600 - 500 anni prima della nascita di Cristo) nella zona di Mandrizzo-Pattano hanno confermato inoltre che, in quel tempo, vi erano in zona insediamenti degli Etruschi, probabilmente integrati con le popolazioni autoctone del ceppo osco e sannitico-irpino. A cavallo tra il VI e il V secolo a.C. la valle dell'Irno costituiva un importante sbocco naturale verso il mare ed Osci ed Etruschi vi avevano costituito numerosi insediamenti, anche se i loro traffici erano contrastati dalla potenza navale di Cuma e della colonia greca di Poseidon (Paestum).

I Romani penetrarono invece nelle valli del Sarno e dell'Irno, provenendo da Pompei e si stabilirono nella vallata dell'Irno intorno all'88 a.C., dopo che Silla prevalse su Mario e decise di elargire terre ai veterani, che avevano combattuto al suo fianco contro Mario. Le terre fiscianesi vennero così divise in Centurie ed affidate alla cura delle famiglie romane che vi si trasferirono, come testimoniano i resti di un'antica Villa romana, venuta alla luce nel 1981 in località  Macchione.
In età romana il sito si precisa come fundus (proprietà) di un tale romano o italico romanizzato di nome Fisianum – Fisius, appartenente ad una gens Fisia di origine osca presente ad Eclano Sepino, Nola, Pozzuoli, Napoli, Capua. Questo Fisius aveva terre sulle colline, intorno al III secolo d.C. (200 anni dopo la nascita di Cristo) e da quel momento il luogo si chiamò Fisianum poi Fisciano.

Il dominio romano dura fino all'invasione barbarica. Infatti i Bizantini, dopo aver sconfitto i Goti nella battaglia sul Sarno, dominarono Salerno e tutta la valle dell'Irno, fino a che, a loro volta, cedettero ai Longobardi.Nel 640, il Duca longobardo Arechi I tentò invano di occupare Napoli e così concentrò tutte le forze nella valle dell'Irno, che divenne campo base per la futura occupazione longobarda di Salerno. La presenza longobarda a Fisciano è attestata non solo dall'introduzione di alcuni culti, ma anche da toponimi come Curti, Curteri, Isolella (Salella), Mallone (Mallo puplicus, luogo di riunione pubblica), Carpineto, Nocelleto, Canfora, Settefichi. In un documento risalente al 984 è ricordato un certo MAGELGARIO, nome chiaramente longobardo, come longobardo fu il quartiere BARBUTI di Fisciano che ricorda quei nordici barbuti (simile, d’altra parte, al quartiere Barbuti di Salerno). Altro nome longobardo é SALELLA (che la borghesia ottocentesca volle nobilitare come Isolella ma che il dialetto tiene integro col nome Salella) che significa piccola sala, una corte o casa dalla quale i poderes longobardi emanavano direttive per le colture agrarie. Sono di origine longobarda senza dubbio molti cognomi locali quali Galdieri, Galderisi, Gallo giacché gallo deriva da Wald lon gobardo che significa bosco, terreno boscoso. Nello stesso documento, si legge che i fratelli Sellitto e Maio, figli di MAGELGARI "da FISCIANO, donavano ad Offo, sculdascio, figlio di GENCO una terra con alberi "quod abemus in iamdicto locum "FISCIANO" e la terra confinava con i beni di Giovanni "magistro" con una strada, con beni di Adelgardo, e con beni della Chiesa di S.Giovanni. Altro Longobardo della zona fiscianese fu FAROALDO, il cui nome é rimasto nella localita FARALDO, tra Fisciano e Lancusi.
Nel territorio esistevano centri in cui avvenivano produzioni agricola. Nel documento "case Villa" deve riferirsi a qualche villa signorile tardo antica poi occupata dai longobardi che nella zona avevano una vinea dominica cioé vigna delle signore, oggi rimasta nel loponimo Vignadonica.

Dopo i Longobardi, si stabilirono nella zona i Normanni (nel 1066 circa), che con Turgisio, venuto al seguito di Roberto il Guiscardo, annetterono il territorio di Fisciano allo Stato dei Sanseverino. Turgisio (o Troisio) si impadronì anche di altri territori a nord di Salerno, di proprietà  della Chiesa e per questo venne scomunicato. Restituiti allora alcuni territori, Turgisio stabilì la sede della sua signoria nel vecchio Gastaldato longobardo di Rota, ove germinò la potente dinastia dei Sanseverino, alla cui vicende resta legata anche Fisciano, fino alla caduta della dinastia nel 1553. In tale periodo tuttavia, l'intero territorio conobbe un certo sviluppo agricolo, commerciale ed artigianale, tant'è che ogni località  cominciò ad essere conosciuta per l'attività  che vi si esercitava (a Fisciano c'erano i ramai; a Lancusi gli armieri; a Penta i sarti ed i mascaturai).
Nel 500 Fisciano, inserita ormai saldamente nello Stato dei Sanseverino, visse infatti la sua stagione più feconda e vide il suo territorio fiorire di ville patrizie e laboratori artigianali di chiara fama in tutto il Regno aragonese di Napoli.

Nel 1553 decadde la famiglia Sanseverino e, poiché il principe di Salerno, Ferrante, morì ad Avignone mentre si recava a chiedere aiuto a re Enrico II, Carlo V concesse il suo stato al Capitano Ferrante Gonzaga e ai suoi figli. Nel 1583, Ferrante Gonzaga vendette lo Stato di Sanseverino ai Duchi Carafa di Nocera, che lo cedettero a Francesco Maria Carafa, il quale, nel 1596, lo cedette 'sub hasta' a Diana Caracciolo, marchesa di Monteforte, che dichiarò di averlo acquistato (per 134.000 ducati) per conto del fratello Camillo, principe di Avellino. Ed ai Caracciolo di Avellino resterà fino all'eversione feudale, quando lo Stato di Sanseverino fu diviso in quattro (Calvanico, Penta, Acquamela e Mercato). e Fisciano ne seguì le sorti anche se conobbe nei secoli successivi una grande industriosità  e vivacità  artistica.

Durante il decennio francese (1806-1815), con la soppressione della feudalità  e la riorganizzazione amministrativa del Regno di Napoli, Fisciano divenne il 26 gennaio del 1810 Comune autonomo: nacque su un vasto territorio, comprendente 11 frazioni, boschi, amene campagne, faggeti e castagneti, in seguito allo smembramento del Principato dei Sanseverino, decretato con la legge di Gioacchino Murat del 1806. Nel 1832 però Calvanico diviene comune autonomo e Piazza di Pandola è aggregato al Comune di Montoro Inferiore per cui il territorio si riduce notevolmente e così il numero degli abitanti.

Nel 1866 il Comune contava 10.181 e basava la sua economia sull'agricoltura e sull'allevamento degli ovini. Unica industria era quella della pasta con sei piccole fabbriche di Raffaele Lombardi, Michele, Angelo, Vitantonio, Giovanni Ricciardi, Francesco Capaldo ubicate a Lancusi e Penta ed una più grande di Giulio Risi a Fisciano.
L'ufficio postale si trovava solo a Baronissi ed a Mercato San Severino di cui era titolare Francesco Ansalone. Medico condotto era Gennaro Siniscalchi di Lancusi, mentre componenti delle commissioni comunali erano nello stesso anno de Falco Francesco e Federico Gaiano.
Delegato per la pubblica sicurezza era Raffaele Mazzei e i carabinieri dovevano agire sia per le frazioni che per il centro. Le scuole erano 4 maschili e 5 femminili, per un totale di 144 alunni maschi e 172 femmine.

Nel 1884 si parla di "lacum" che é il basso gradino dello stanziamento, vale a dire una terra con qualche casa. L'impressione e che, il luogo, cioè il paese, non sussisteva ancora, ma che il suo posto attuale fosse occupato da terre con casolari, dal momento che la documentazione é praticamente inesistente per tutta l‘età normanna e sveva a confronto di altri paesi come Villa, Pizzolano, Calvanico che si documentano fin dalla fine dell’alto Medioevo. L'unica spiegazione é che la strada che univa San Severino (centro di contea fin dal 1067 e in epoca precedente sede di circoscrizione amministrativa e militare) a Calvanico ed ai casali predetti, passava per l'attuale tracciato lambendo quindi quello che poi fu Fisciano.