Dante Alighieri, la Divina Foresta
Rino Mele, legge interpreta il Canto V del Paradiso, all'interno della Cappella della Madonna del Fieno, nel centro storico di Fisciano Capoluogo. L'impianto originario risalente al Medioevo, ha subito nel corso degli anni numerosi rifacimenti fino ad assumere la configurazione attuale che risale al XIX secolo.
Un canto che si spezza a metà, e passa dalla riflessione teologica di Beatrice alla struggente dimensione della luce che spinge in alto Dante con la velocità di una freccia verso il cielo successivo
"come saetta che nel segno percuote pria che sia la corda queta, così corremmo nel secondo regno"
E qui, al verso 100, inizia una similitudine sorprendente tra le nuove anime che appaiono nel cielo di Mercurio e la nuvola di pesci che dal fondo di una "peschiera" salga verso la superficie, alla ricerca del cibo. Sono più di "mille splendori" ad avvicinarsi, indistinti nella loro luce. Affascinato da queste nuove presenze, Dante si rivolge al lettore dicendo la propria grande curiosità, non minore di quella che lo stesso lettore prova e che si tramuterebbe in angoscia se il racconto dovesse in quel punto spezzarsi
"Pensa lettor, se quel che qui s'inizia non procedesse, come tu avresti di più savere angosciosa carizia".
Ma, in Paradiso, non può scordarsi di sé negli occhi di Beatrice, e aggiunge un "quasi" ("quasi mi perdei") che lo salva.