Dante Alighieri, la Divina Foresta
Rino Mele, legge interpreta il Canto VI del Paradiso, all'interno della Cappella della Madonna del Fieno, nel centro storico di Fisciano Capoluogo. L'impianto originario risalente al Medioevo, ha subito nel corso degli anni numerosi rifacimenti fino ad assumere la configurazione attuale che risale al XIX secolo.
L'aquila è la protagonista del canto. Simbolo del potere imperiale, vola tra i versi, si posa sulle mani dei re della terra, trascina dietro di sé dolore e ansia di giustizia.
Siamo nel cielo di Mercurio ("Questa picciola stella si correda di buoni spirti che son stati attivi perché onore e fama li succeda").
Nell'ombra luminosa dell'aquila incontriamo subito Giustiniano (già presente alla fine del canto precedente), imperatore e sommo giurista che parlando a Dante ricostruisce la storia dell'Occidente, da Enea a Carlo Magno in lotta coi Longobardi, allo scontro tra Guelfi e Ghibellini.
Straordinari, per ellissi e fulgore, i versi dedicati a Cesare e, per profondità teologica, quelli scritti in lode di Tiberio, l'imperatore regnante sulla Palestina, provincia romana quando Cristo fu condannato a morire su una croce.
Il canto termina con un personaggio di rara intensità morale, Romeo da Villanova ("Romeo, persona umile e peregrina"), nel cui dolore di esule Dante s'identifica.