Dante Alighieri, la Divina Foresta
Rino Mele, legge interpreta il Canto VII del Paradiso.
Nel canto precedente era stato protagonista l'imperatore Giustiniano: Dante ne resta affascinato, con alcuni feroci dubbi.
Ed ecco, come una maestra perfetta, Beatrice legge nella mente del suo discepolo i problemi che il grande imperatore ha lasciato, ed è lei a esporgli la trama di quei pensieri e ad affrontarli.
Beatrice parte dalle parole di Giustiniano riguardanti la morte di Cristo, avvenuta negli anni di Tiberio. Uccisione permessa da Dio per il riscatto dell'umanità dal peccato di Adamo ("l'uom che non nacque") ed Eva, e da lui preparata attraverso il mistero glorioso dell'incarnazione.
Ma, poi, Dio punisce gli Ebrei che hanno voluto la morte di Gesù con la distruzione di Gerusalemme realizzata dall'imperatore Tito nel 70. Un incendio logico: e Beatrice apre quei nodi strettissimi.
Intanto, ascoltiamo, del canto precedente, le parole di Giustiniano da cui l'enigma è nato: "Or qui t'ammira in ciò ch'io ti replìco: poscia con Tito a far vendetta corse de la vendetta del peccato antico"