Dante Alighieri, la Divina Foresta
Paradiso fine del Canto II
Lettura, interpretazione ed analisi di Rino Mele
Col secondo canto, inizia il racconto di un'ineffabile esperienza: Dante entra nel cielo della Luna come in una nube sferica, trasparente e compatta, che descrive con quattro aggettivi, "lucida, spessa, solida e pulita". Vi entra senza muoversi eppure sprofondando in essa. Come non avesse corpo: ed è la stupefacente contraddizione dell'ultima cantica. Descrive così questo suo entrare, guidato da Beatrice, senza turbare la perfezione del Paradiso: "Per entro sé l'etterna margarita ne ricevette, com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita". Il cielo della Luna, in cui ora si trova, è luminoso quanto una pietra preziosa, un diamante, una "margarita", e accoglie Dante come l'acqua di un fiume che, rimanendo intatta, è attraversata da un raggio di luce.